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Il nuovo mondo di Djeneba

Djeneba è una bambina di 6 anni arrivata dalla Costa d’Avorio a Trieste per un intervento che le ha appena restituito l’udito, e con esso l’infanzia.

Partiamo dal 2014. Un panorama mozzafiato è quello che ha davanti a sé Francesca, dipendente dell’Onu in Costa d’Avorio per motivi di lavoro. La spiaggia bianca e le palme, di fronte l’immensità dell’oceano. Un paesaggio da cartolina, se non fosse stato per quella bimba, quattro anni e mezzo, incapace di parlare, sola sul bagnasciuga per tutta la giornata e fino a sera inoltrata. Racconta Francesca: «Ricorderò per sempre quel momento. Il sole era tramontato. Dopo una giornata di mare, tutte le famiglie erano rientrate, salvo quella bambina, che non parlava e comunicava a gesti. Era rimasta lì, da sola. Mi chiesi: la ignoro o faccio qualcosa?»

Francesca sceglie di fare amicizia con Djeneba (nome di fantasia), farsi accompagnare nelle sua casa e scoprire, in quella baracca, che la mamma lavora fino a sera inoltrata e non può badare alla figlia. Così quest’ultima se ne va tutto il giorno sola in spiaggia, ignara di poter diventare preda di malintenzionati. Da lì la decisione, insieme alla madre, di mandarla all’asilo. Poi gli accertamenti sanitari: affetta da sordità profonda, Djeneba non parla perché non sente.

Inizia così un lungo processo – che in un anno coinvolge ministeri, tribunali dei minori, associazioni e realtà imprenditoriali – per portare la bambina in Italia, all’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, uno dei centri di eccellenza per la realizzazione di impianti cocleari. Si tratta di apparecchi che vengono posizionati dietro l’orecchio e collegati chirurgicamente alla parte interna dell’organo: come dei computer, essi permettono di raccogliere i suoni ambientali e trasformarli in un codice leggibile per il nervo acustico. Così facendo, restituiscono la percezione uditiva a chi non ce l’ha.

Oltre un anno di pratiche amministrative. A luglio 2105, finalmente Djeneba e Francesca giungono a Trieste dove, grazie al sostegno materiale ed economico della Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin, inizia l’iter per capire se sia possibile dotare la piccola di un impianto cocleare.

Al Burlo, la risposta dell’equipe medica, coordinata dalla direttrice della Struttura Complessa di Audiologia e Otorinolaringoiatria, Eva Orzan, è positiva. Il 2 settembre scorso Djeneba viene operata con successo. L’intervento viene realizzato grazie a una cordata di solidarietà di cui sono protagoniste anche: la Fondazione Okusia di Milano, donatrice dell’impianto; l’azienda produttrice Med-el, che si è impegnata a provvedere alla manutenzione dell’impianto quando la piccola tornerà in Costa d’Avorio; e la Fondazione Bambini del Danubio, che ha finanziato l’intervento chirurgico e il percorso riabilitativo di logopedia che Djeneba nel frattempo ha iniziato, sempre a Trieste.

Così Orzan: «È come se avessimo restituito gli arti a un paziente che ne era privo, e gli chiedessimo di diventare non solo un pianista ma anche un compositore. Ora che può sentire, Djeneba deve imparare a comunicare con il linguaggio. Abbiamo sei anni da colmare, ma crediamo che presto la piccola potrà anche andare a scuola».

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La storia di Djeneba è stata svelata venerdì scorso al Burlo Garofolo, da dove il direttore generale, Gianluigi Scannapieco, ha parlato di un successo ottenuto grazie al gioco di squadra di tutti i soggetti coinvolti. «L’impegno di tanti ha portato a un risultato positivo dal punto di vista sanitario e soprattutto umano. Con l’altissima professionalità che lo contraddistingue, il Burlo ha dimostrato la sua capacità nel dare risposte a una popolazione più ampia possibile. Risposte che si sono ottenute soltanto mettendo il cuore insieme al cervello».

Elena Placitelli