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Discorso integrale della presidente Daniela Luchetta all’Accademia dei Lincei

«Nessuno di noi potrà chiamarsi fuori: tutto quello che sta avvenendo, avviene sotto gli occhi di tutti quanti nel mondo»

In questi anni di lavoro con la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, purtroppo ho potuto toccare con mano quanto il mondo in cui viviamo sia ingiusto. Mi sono resa conto in maniera drammatica che la possibilità di essere curati, salvati qualche volta, ma anche soltanto di essere protetti dalla sofferenza, dipende esclusivamente dalla fortuna. Dalla fortuna del posto in cui si nasce, dall’essere nati da una parte invece che dall’altra parte del mondo. E’ una cosa estremamente ingiusta.

Trovo terribile vedere i nostri bambini –perché sono nostri anche se in una maniera diversa perché provengono da paesi stranieri, ma sono nostri esattamente come i bambini italiani che hanno diritto a tutte le cure– che devono aggrapparsi a una speranza di incontrare un’associazione come la nostra, e sperare che questa associazione abbia i fondi necessari per curarli. Vi posso garantire che le cure sono veramente molto molto costose.

Voglio ringraziare l’Accademia dei Lincei per questo premio e per il riconoscimento che dà al nostro lavoro, per due motivi. Il primo, perché questo premio è una grande boccata d’ossigeno per la Fondazione, e attraverso questo contributo così cospicuo noi potremo ristrutturare la casa di via Valussi. E’ il nostro primo centro di accoglienza e la nostra sede storica, e dopo tanti anni di attività ha sicuramente bisogno di un buon restauro.

Il secondo motivo è che questa boccata di ossigeno coinvolge il nostro lavoro e l’impegno, e soprattutto il momento che stiamo vivendo. Non voglio assolutamente fare un discorso politico, non sarebbe giusto e non sarebbe né la sede né il momento adatto per farlo. Voglio fare un discorso umanitario. Non posso non riportare qua la profonda preoccupazione con cui tutti noi che operiamo nel sociale stiamo assistendo a una trasformazione dell’Italia. Siamo pervasi da una profonda inquietudine per quello che succede.

Voglio condividere con voi un pensiero, che mi angoscia veramente tanto in questo ultimo periodo. Credo che quando e se la storia, chissà come e chissà quando, darà giustizia a queste povere persone, nessuno di noi potrà trincerarsi dietro a una risposta che è stata data a me quando da ragazzina ho iniziato a studiare il fascismo, le leggi razziali. Avevo iniziato a chiedere spiegazioni ai miei genitori e ai nonni di quello che è avvenuto. A me è stato risposto “non sapevo, non avrei mai potuto immaginare una bruttura simile”. Io credo che nessuno di noi potrà chiamarsi fuori in questo senso. Tutto quello che sta avvenendo, avviene sotto gli occhi di tutti quanti nel mondo.

Quindi penso che aver dato un riconoscimento di così alto valore alla Fondazione che ha nel proprio Dna valori come l’accoglienza, la solidarietà, l’integrazione, vuol dire dare un messaggio alla società. Vuol dire riconoscere il nostro lavoro, ma dare anche un contributo, vuol dire non girarsi indietro e fare anche la propria parte. E di questo io sono estremamente grata all’Accademia dei Lincei.

— Daniela Schifani Corfini Luchetta, presidente della Fondazione Luchetta