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Miran Hrovatin e Ilaria Alpi, 24 anni senza verità né giustizia

Un colpevole di comodo, depistaggi e tante bugie. Dopo 24 anni sono ancora sconosciuti gli autori e i mandanti dell’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ora si parla di archiviazione del processo.

L’unica cosa che le autorità giudiziarie danno per sicura è che Ilaria Alpi, giornalista romana del TG3, e Miran Hrovatin, operatore TV triestino, siano stati assassinati per la loro inchiesta su un traffico illegale di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia. Mandanti ed esecutori dell’assassinio, avvenuto il 20 marzo 1994 a Mogadiscio (Somalia), rimangono nascosti da un groviglio di false informazioni, false notizie, false accuse, false testimonianze, prove sottratte, archivi svaniti, inchieste parlamentari inconcludenti e contraddittorie che arrivarono persino a negare che Ilaria Alpi svolgesse affatto un’inchiesta.

Insomma, una rete enorme di depistaggi che l’Italia ha più volte sperimentato nella sua storia recente: stragi di Piazza Fontana e Bologna, Ustica, Moby Prince, per citarne alcune.

L’unico che ha pagato è stato un innocente, Omar Hashi Hassan, entrato ragazzo nel carcere in Italia e uscito uomo 17 anni dopo, per non aver commesso il fatto. A questo punto si apre il nulla davanti alla magistratura che, sconfitta dal muro di gomma, ha chiesto ufficialmente l’archiviazione del processo. A metà aprile 2018 il giudice deciderà se archiviare o no.

Ma i famigliari, gli amici e i colleghi di Ilaria e Miran hanno già deciso: “Noi non archiviamo!”

Ed è questo il nome dell’iniziativa promossa dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana il 20 marzo, con un presidio principale alla RAI di Saxa Rubra a Roma e in molte altre città Italiane, per dire NO all’archiviazione e rilanciare gli sforzi per trovare la verità e giustizia per Miran e Ilaria.

«Abbiamo deciso di aderire alla proposta lanciata dal comitato di redazione del Tg3 di chiedere al Parlamento l’istituzione di una nuova commissione di inchiesta», ha fatto sapere Beppe Giulietti, segretario della FNSI.

A Trieste la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, insieme con l’Assostampa FVG e Articolo 21, ha tenuto il presidio davanti alla targa dedicata a Miran Hrovatin, e la troupe RAI triestina che ha perso la vita a Mostar neppure due mesi prima.