Il report 2022 del Centro di raccolta Elide
È stato presentato nella giornata di oggi, martedì 14 marzo, il report 2022 dedicato al Centro di raccolta Elide della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, alla presenza della Presidente della Fondazione, Daniela Schifani Corfini Luchetta, del Direttore operativo, Gabriele Zvech, del tesoriere, Gianfranco Depinguente, e del volontario coordinatore del Centro di raccolta, Marino Michelazzi.
Nato nel 2009 e sito in via Valdirivo 16/a, il Centro di raccolta nasce con l’obiettivo di raccogliere vestiario per gli ospiti del centro di accoglienza di via Valussi 5. Negli anni, il supporto della cittadinanza è stato sempre maggiore, tanto da far diventare il Centro di raccolta un vero e proprio punto di riferimento per quasi 1500 persone al mese, residenti e non, in condizioni di disagio economico. Grazie alla generosità della cittadinanza, le persone in stato di necessità all’interno del Centro di raccolta possono oggi trovare gratuitamente abbigliamento, materiali per l’infanzia, biancheria per la casa, giochi, utensili e piccoli elettrodomestici.
Questi i dati del 2022: più di 16.000 le visite totali, 9069 le donne e 6941 gli uomini. Tra gli accessi si registra una grande varietà di nazionalità, per un totale di 71 provenienze differenti e un’età media dei visitatori che si aggira attorno ai 41 anni. Un dato interessante emerso dal report 2022 riguarda anche il record di accessi registrato nei mesi di novembre e dicembre 2022. In questo periodo le richieste maggiori sono state di coperte, lenzuola e sacchi a pelo, probabilmente dovute alle temperature invernali più rigide e alle molte persone che in città dormono all’addiaccio.
“Dietro a questi numeri che vi presentiamo ci sono persone e storie di vita – sottolinea Marino Michelazzi, volontario coordinatore del Centro di raccolta – ragazzini afghani di quattordici-diciassette anni arrivati a Trieste da appena un’ora, che entrano nel Centro ancora sporchi di fango per darsi una ripulita prima di presentarsi in Questura. Coniugi ucraini che vengono a prendere indumenti per gli ammalati e i feriti negli ospedali e per le persone che abitano sulla linea del fronte, che non possono usare le lavatrici perché senza elettricità.
La badante moldava che non torna a casa da tre anni e che appena adesso, nonostante le tensioni, tornerà per visitare la tomba della mamma. Julian, il romeno senzatetto che da diciannove anni vive per strada a Trieste e che usa il nostro centro per mantenersi pulito e caldo. Il ragazzino afghano di quindici anni con un occhio di vetro ma con il sorriso ingenuo e sfrontato di chi crede nel futuro. Mohammed, quindicenne egiziano, arrivato a Trieste dalla Calabria, nessuno sa come. Il giovane uomo senegalese che mostra le foto della moglie e della figlia per aiutarlo a scegliere qualcosa da portare in regalo nel suo viaggio di ritorno a casa. Daniel, il piccolo ucraino, futuro ingegnere, sempre in cerca di macchinine e meccanismi da ispezionare. Il curiosissimo marocchino Ahmed, dieci anni, sicuro di sé e avido di conoscenza, orgogliosissimo di essere bravo a scuola.E infine il sorriso meravigliato di chi (qualunque sia la sua nazionalità) si sente dire GRAZIE nella sua lingua, per la prima volta da un italiano/italiana. Forse con un grazie, pur zoppicante nella pronuncia, per un momento si sentono accolti, come a casa, non più invisibili”.
“Questi numeri non hanno bisogno di ulteriori commenti” dichiara la Presidente Daniela Schifani Corfini Luchetta. “È una fotografia dello stato di necessità di una parte della popolazione cittadina e, finché la Fondazione sarà in grado di farlo, continuerà a dare questo aiuto. Penso sia auspicabile che le autorità pubbliche, riconoscendo questo grande impegno, aiutino la Fondazione a sostenerne gli oneri”.
“Per l’attività del Centro di raccolta la Fondazione non gode di alcun contributo pubblico – sottolinea il Direttore operativo, Gabriele Zvech – ma prosegue nel suo lavoro grazie al fondamentale e costante supporto dei molti volontari e volontarie che lo gestiscono e grazie alla generosità delle persone che sostengono la Fondazione con donazioni, 5×1000, lasciti ed eredità. Il Centro di raccolta è un’attività a cui teniamo molto, come lo era anche quella del banco alimentare, che purtroppo abbiamo dovuto delegare a settembre; ed è inoltre una lente d’ingrandimento sulla società, che dà purtroppo la misura dell’aggravamento della situazione di disagio economico in città”.