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Una casa per i nostri bambini: il Centro di via Valussi adesso è vostro!

La Fondazione Luchetta acquista dalla Provincia di Trieste il Centro di via Valussi, storica casa di accoglienza dei bambini ospiti. La concessione sarebbe scaduta a febbraio 2017 imponendo con tutta probabilità un canone di locazione che avrebbe giocoforza tolto risorse ai bambini. Da lì la scelta di acquisire l’immobile per dare una casa ai “nostri” bambini.Un investimento molto oneroso, che sarà possibile solo accendendo un mutuo.

 

Comunicato stampa congiunto Provincia di Trieste – Fondazione Luchetta

LA PROVINCIA DI TRIESTE VENDE ALLA FONDAZIONE LUCHETTA LO STABILE DI VIA VALUSSI

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La Provincia di Trieste e la  Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin hanno raggiunto un’intesa per la vendita dello stabile di via Valussi, centro di accoglienza e sede storica dell’associazione di proprietà dell’amministrazione provinciale e finora concessa in comodato d’uso. La trattativa privata fra Palazzo Galatti e la Fondazione per i bambini vittime delle guerre si è  conclusa con l’approvazione degli atti di vendita e la conseguente cessione per un importo di 389.347,38 euro.

Si conclude così un iter iniziato in agosto, quando la Fondazione si era resa disponibile all’acquisto, e la Provincia di Trieste aveva indetto un’asta pubblica, l’undici settembre poi andata deserta. Da lì la trattativa privata che ha portato all’acquisto della sede di complessivi 520 metri quadrati.

«Abbiamo compreso e condiviso sin dall’inizio la richiesta della Fondazione di acquisire la sede di via Valussi – ha commentato Maria Teresa Bassa Poropat, Presidente della Provincia di Trieste – una soluzione definitiva e risolutiva rispetto all’ipotesi di rinnovare o prorogare nuovamente il contratto di locazione in vigore fino al febbraio 2017. Prosegue con maggiori garanzie dunque l’opera preziosa degli operatori del centro che assistono e accolgono con amore e professionalità i piccoli ospiti bisognosi di cure e i loro familiari».

«È grande la soddisfazione per aver raggiunto l’accordo finalizzato all’acquisto di questo immobile – così la presidente della Fondazione, Daniela Luchetta -. Proviamo una grande emozione: via Valussi è stata la nostra prima casa di accoglienza e vi abbiamo profuso tutta l’energia indispensabile a far nascere la nostra attività. Se oggi siamo cresciuti è grazie anche al fatto che abbiamo potuto contare sulla sua disponibilità e sulla fiducia delle istituzioni che hanno creduto nella serietà della nostra “avventura”. Grazie perciò alla Provincia e anche alla Regione Friuli Venezia Giulia per averci beneficiato, a suo tempo, delle somme necessarie alla ristrutturazione dell’immobile. Oggi la Fondazione si consolida patrimonialmente per un futuro ancora più intenso ed operativo».

L’acquisto dello stabile di via Valussi si è reso necessario proprio in vista della scadenza del comodato d’uso prevista, come detto, a febbraio del 2017. Da quella data, la Fondazione avrebbe con tutta probabilità dovuto pagare un canone di locazione e per questo ha deciso di optare nell’acquisto del bene. Ora però si trova di fronte a un grande investimento, perseguibile solo tramite l’accensione di un mutuo. Non è pertanto escluso che, ancora una volta, decida di appellarsi alla grande generosità da sempre dimostrata dai triestini. Si affaccia dunque l’ipotesi di lanciare una campagna di crowdfunding, forma di “finanziamento collettivo 2.0” mediante la quale le persone possono decidere, dal basso, di mettere anche piccole somme di denaro a disposizione di progetti sociali dei quali condividono scopi e obiettivi.

In calce un approfondimento che ripercorre la storia del Centro di accoglienza di via Valussi e le ragioni che hanno portato all’acquisto da parte della Fondazione.

 

Ufficio stampa Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin

Elena Placitelli, [email protected] +39.389.4332656

Ufficio stampa Provincia di Trieste

Carla Ciampalini

 

 

La storia del Centro di accoglienza di via Valussi e le ragioni dell’acquisto

 

Numerose sono le ragioni che hanno spinto la Fondazione all’acquisto del centro di via Valussi. Innanzitutto delle ragioni storiche, strettamente connesse con la nascita della Fondazione, costituitasi nell’ormai lontano 1994, all’indomani delle tragedie di Mostar e di Mogadiscio, quando quattro lutti colpirono il mondo del giornalismo triestino: il 28 gennaio una granata uccise a Mostar gli inviati Rai Marco Luchetta, Alessandro Ota e Dario D’Angelo mentre stavano realizzando uno speciale TG1 sui bambini vittime della guerra nell’ex Juguslavia; il 20 marzo, l’operatore dell’informazione Miran Hrovatin venne trucidato a Mogadiscio insieme alla giornalista Ilaria Alpi.

Parenti, amici e colleghi si mobilitarono affinché i quattro triestini uccisi non finissero nell’oblio. Da qui la nascita della Fondazione dedicata alla loro memoria, costituita con il proposito di accogliere a Trieste i bambini affetti da gravi patologie e non curabili nei loro paesi d’origine.

Già nel 1994 la Fondazione ricevette in comodato d’uso dalla Provincia di Trieste l’immobile di via Valussi 5, con l’obiettivo di farlo diventare presto il primo centro di accoglienza.

Quell’immobile – un vecchio convitto di inizio Novecento, gestito da suore e dotato di cappella, mensa e aule a scopi didattici – era però dismesso da anni. Fu la stessa Fondazione, con 750 milioni di vecchie lire finanziati dalla Regione, a incaricarsi della sua ristrutturazione, in cambio dell’uso gratuito e ventennale. Solo una volta sbloccati i fondi pubblici, la ristrutturazione complessiva dell’immobile poté cominciare. I lavori vennero portati avanti secondo il progetto messo a punto dalla Provincia, nel rispetto della conformazione originaria della struttura. (Cfr. foto in allegato dell’immobile, prima e dopo la ristrutturazione).

A quattro anni dalla tragedia di Mogadiscio, il 20 marzo 1998 il centro di via Valussi venne inaugurato. Da allora, la Fondazione ha ospitato all’interno circa 600 bambini e 900 familiari, occupandosi anche della manutenzione, straordinaria e ordinaria, dell’immobile. Proprio perché  i lavori di manutenzione sono stati effettuati senza gravare sull’ente proprietario, il comodato gratuito ventennale scadrà il 28 febbraio 2017, con tre anni di proroga rispetto a quanto previsto inizialmente.

E proprio in vista di questa scadenza che quest’estate sono cominciate le trattative fra la Provincia di Trieste e la Fondazione.

Attualmente la Fondazione ospita 31 persone, fra bambini e loro familiari. Il centro di via Valussi offre 25 posti letto, suddivisi in nove stanze. L’altra casa di accoglienza della Fondazione, situata nella vicina via Chiadino, di posti ne offre una quindicina, suddivisi in quattro stanze. Lo stabile in via d’acquisto copre dunque da solo tre quarti del numero di posti letto offerti complessivamente dalla Fondazione.

Ci sono anche delle ragioni logistiche che hanno fatto maturare l’idea dell’acquisto. Il centro di via Valussi è infatti situato in una posizione strategica che permette alla Fondazione di accompagnare rapidamente con i propri mezzi gli ospiti all’ospedale infantile Burlo Garofolo.  La vicinanza alla casa di via Chiadino permette agli operatori di sposarsi velocemente da una struttura all’altra.

Vi sono poi ragioni per così di dire di natura “sociale”, che hanno a che fare con la convivenza con gli altri abitanti del rione di Chiadino dove lo stabile storico di via Valussi è insediato. A fine anni Novanta, infatti, l’avvio del progetto nel quartiere non è stato fin da subito facile. Solo un’attenta gestione ha permesso, anno dopo anno, una graduale integrazione, al punto che oggi entrambe le strutture residenziali della Fondazione si può dire che siano state felicemente “adottate” dai residenti.

Inoltre, per la Fondazione diventare proprietaria dell’immobile permette di superare l’incognita sul futuro interlocutore cui verranno affidate le funzioni attualmente di competenza della Provincia.

Più in generale, infine, l’acquisto dello stabile permette alla onlus di acquisire una solidità finanziaria maggiore, aumentando la sua capacità di richiedere finanziamenti specifici.

 

Elena Placitelli, Ufficio stampa Fondazione Luchetta, Ota, D’Angelo, Hrovatin

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