La Fondazione presenta il suo team: conosciamo Gabriele Zvech
Oggi vi presentiamo Gabriele Zvech, Direttore operativo della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin. Gabriele è una delle colonne portanti della Fondazione, nonché punto di riferimento per operatori e volontari sulle attività che ogni giorno vengono portate avanti nei nostri Centri di accoglienza e nel Centro di raccolta Elide.
Di cosa ti occupi in Fondazione?
“Mi occupo della direzione operativa. In poche parole significa supervisionare le case e le varie attività quotidiane della fondazione coordinandomi con operatori e volontari”.
Da quanto tempo lavori in Fondazione?
“Lavoro in Fondazione da più di sei anni. Più precisamente dal 7 gennaio del 2017”.
Un bel ricordo o un aneddoto simpatico del lavorare nella Fondazione Luchetta.
“Sono tantissimi i bei ricordi e gli aneddoti simpatici ed è difficile sceglierne uno in particolare. Forse uno che mi è rimasto dentro per il suo profondo significato, è quando ho accompagnato una famiglia albanese, che era stata nostra ospite per anni per le cure del proprio figlio, a formalizzare la proposta di acquisto per la loro casa.
È stato un momento veramente significativo perché dopo aver speso tutti i propri risparmi e aver venduto tutto ciò che avevano per cercare di curare il proprio figlio in Germania, erano arrivati da noi. Finite le cure hanno deciso di restare in Italia perché nel loro paese non avevano ormai più nulla e hanno intrapreso questo percorso passo a passo, con l’aiuto della Fondazione. Averli accompagnati a formalizzare la proposta di acquisto per la loro casa qui a Trieste è stato toccante. Avevano ricostruito tutta la loro vita e noi avevamo vissuto questo canmino a fianco a loro”.
Cosa significa per te lavorare in Fondazione?
“Per me lavorare in Fondazione vuol dire essere parte di un grande progetto: cercare di dare una possibilità di cura a bambini e bambine, che nei propri paesi d’origine non avrebbero le cure necessarie. Dare a queste famiglie un’opportunità di futuro, famiglie che altrimenti resterebbero ai margini. Cercare di dar loro la possibilità di superare una difficoltà, di ricostruire il proprio futuro o semplicemente di avere un futuro. Questo è lavorare in Fondazione per me. E non c’è mai stato un giorno che io mi sia svegliato e abbia detto ‘uffa, mi tocca andare a lavorare anche oggi’ e mai una domenica sera in cui abbia detto ‘domani è lunedì, che palle’. Mi ritengo un privilegiato nel fare il lavoro che faccio, perché ho la possibilità di fare ciò che amo”.