Il Premio Luchetta 2019 incorona i “precari” e i “fuoriclasse”
Giornalisti, giovani, coraggiosi, bravi e freelance. E’ ciò che accomuna tre dei cinque vincitori del Premio Luchetta 2019, incoronati durante le quattro giornate di Link-Festival del buon giornalismo, svoltosi lo scorso maggio a Trieste
Precari, professionalmente detto “freelance”. Sono i tre vincitori che rappresentano l’edizione dei Premio veramente speciale, per i 25 anni dalle tragedie di Mostar e di Mogadiscio e un quarto di secolo di lavoro della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, sono Daniele Bellocchio (stampa italiana), Margaux Benn (stampa internazionale), Alessio Romenzi (fotografia).
Il freelance, che è un modo professionale per dire “precario”, soprattutto quando va in guerra come i nostri tre premiati, deve essere doppiamente bravo, doppiamente attento, doppiamente coraggioso, e molto fortunato. Ha pochissime tutele, e il rischio per testimoniare le condizioni dei più indifesi ricade completamente sulle sue spalle.
Daniele Bellocchio, ha viaggiato in Africa, percorrendo a ritroso la rotta “della speranza” che molte persone intraprendono verso l’Europa, e per L’Espresso ha raccontato il Ciad in fuga da Boko Haram. La freelance Margaux Benn, corrispondente del quotidiano francese Le Figaro dall’Afghanistan, nella sezione stampa internazionale ha documentato le storie dei bimbi soldato dell’Isis nella provincia orientale afghana. Infine Alessio Romenzi, vincitore della sezione fotografia dedicata a Miran Hrovatin, ha seguito la guerra in Iraq contro l’Isis, e firma lo scatto “In fuga da Mosul” pubblicato da L’Espresso.
E poi i “fuoriclasse”. Non poteva mancare infatti la BBC, un’istituzione internazionale del giornalismo, la cul giornalista Orla Guerin ha vinto nella categoria TV News, per la corrispondenza in onda su BBC News sui 42 bimbi uccisi mentre viaggiavano su uno scuolabus in Yemen. Ma la vera novità è Diego Bianchi, in arte “Zoro”, autore e conduttore di Propaganda Live su La7, che conquista il Premio Luchetta nella sezione il reportage, per la sua testimonianza “on the road” dal Congo, dove ha dato voce a quelle persone in carne e ossa, che da noi negli ultimi tempi spesso consideriamo unicamente come “migranti”, senza chiederci perché lo diventano.
Quest’anno cambia anche il format Tv dello stesso Premio Luchetta, in onda l’8 giugno in seconda serata su Rai Uno. Non più una serata in teatro, ma una testimonianza più dinamica e capillare sul mondo dei bambini raccontato dai vincitori del Premio e dalla Fondazione.