Bilancio Morale 2021 – Lotta a malattie, povertà e guerra
Se la pandemia covid -19, dalla sua violenta irruzione agli inizi del 2020, ha fermato o rallentato a lungo sul pianeta la circolazione delle persone, è attraverso attività che hanno come mission specifica le cure sanitarie non garantite nel Paese di origine che si può misurare l’evoluzione della crisi pandemica, e la lenta ripresa verso una auspicata normalità. Dal 1998 ad oggi la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin ha garantito assistenza sanitaria a 795 bambini non curabili nel Paesi di provenienza, attraverso una policy che prevede l’ospitalità anche dei familiari al seguito: 1960 ad oggi accolti, per un totale di 259.182 giornate di permanenza. Sempre la Fondazione si è fatta carico di ogni spesa relativa ai viaggi, ai trasferimenti, all’accoglienza e alle cure dei bambini e dei loro familiari, direttamente o in cordata con altre associazioni, e ha erogato in questi 23 anni ben 780.000 pasti. Tre le sedi di accoglienza messe a disposizione nel tempo a Trieste, oggi con 68 posti letto complessivi – in via Valussi e via Chiadino, a Sgonico – Bristie nella ristrutturata Casa Steffè – e due le strutture sanitarie di riferimento, l’ospedale Burlo Garofolo di Trieste e l’ospedale di Udine, salvo esigenze sanitarie che rendano necessaria l’individuazione di altre sedi di cura in Italia.
Bilancio Morale 2021 della Fondazione Luchetta
«I primi dati del Bilancio Morale 2021 della Fondazione Luchetta – annuncia la Presidente, Daniela Luchetta – confermano la tendenza verso una cauta ripresa della normalità per gli interventi di assistenza sanitaria internazionale: il viaggio a Trieste ha restituito la speranza, e la possibilita’ concreta di sopravvivere nel corso dell’anno a 19 bambini provenienti da Afghanistan, Costa D’Avorio, Eritrea e Iraq, accompagnati da 29 familiari, con permanenza media di 84 giorni per ogni nucleo familiare, e quindi per 4042 giorni complessivi di ospitalita’ a Trieste». Nei confronti degli assistiti sono state effettuate, da parte dei volontari, 1.101 attività, con 293 accompagnamenti da e per ospedale di cura; 22 accompagnamenti da e per aeroporto/stazione; 786 ulteriori attività legate a cure e assistenza.
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Bilancio morale e pandemia coronavirus: dal vaccino alla solidarietà sociale
La pandemia 2020 – 2021 ha avuto molte altre implicazioni sulle attività della Fondazione Luchetta: a cominciare dal tema “vaccino”. Il costante contatto con persone fragili, bambini in cura e spesso immunodepressi, ha determinato l’inserimento della Fondazione Luchetta nella categoria prioritaria per accedere alla vaccinazione. Nei mesi di marzo e aprile 2021 tutto il personale della Fondazione è stato invitato quindi a vaccinarsi, inclusi i volontari autisti. Nei casi di mancata adesione al vaccino sono state modificate le mansioni degli operatori, oppure attivate ferie o cassa integrazione (sulla base delle posizioni personali di ogni dipendente), in modo da evitare il contatto con i minori e le famiglie da parte dei non vaccinati. Nel frattempo sono state costantemente presidiate le misure di sanificazione in tutti i luoghi di operatività della Fondazione, case, ufficio, automezzi, negozio e microarea, etc.
Ulteriore conseguenza della pandemia covid-19 è stato l’aumento delle poverta’ alimentari e del “food divide” a livello internazionale e naturalmente anche in Italia e sul territorio. Nel corso del 2021 l’impegno della Fondazione Luchetta sul versante della solidarieta’ sociale si è tradotto nel sostegno a 120 famiglie con minori di Trieste segnalate dai Servizi sociali, nell’ambito dei progetti curati dal Banco Alimentare. La Fondazione ha così contribuito al recupero di oltre 17 tonnellate di cibo a ridosso di spreco, in cordata con la grande distribuzione (gastronomia), con Trieste Recupera (ortofrutta) e con Bofrost (surgelati). Contestualmente, e sempre sul fronte dell’impegno per il contrasto al disagio sociale, attraverso il Centro di raccolta “Elide” la Fondazione Luchetta ha sostenuto oltre 1800 nuclei familiari italiani e stranieri per il recupero e redistribuzione di vestiario e articoli per la casa. Ogni famiglia, tramite le associazioni di assistenza, ha avuto la possibilità di accedere settimanalmente al centro di raccolta, che si è aperto anche ai migranti di passaggio e richiedenti asilo appena arrivati in città. “Elide” si alimenta delle donazioni dei cittadini, con oltre 1000 consegne al mese fra vestiti e oggetti per l’infanzia, biancheria per la casa, piccoli elettrodomestici che sono sistematicamente valutati e sanificati, qualora adeguati al riutilizzo.
Progetti all’estero
Nel 2021 è proseguito il progetto in Albania di collaborazione con la clinica sanitaria “Salus” di Tirana, per l’accoglienza di bambini con patologie. Si è invece interrotto il progetto di collaborazione con ATMO (Fundacion para el Transplante de Medula osea) in Venezuela, in ragione delle condizioni critiche del Paese.
Attività di comunicazione e sensibilizzazione
Nel corso del 2021 il Premio Luchetta, storico impegno della Fondazione per la sensibilizzazione sui temi dell’infanzia nel mondo, ha cambiato format, con le Giornate del Premio Luchetta dal 15 al 17 ottobre nella sala Luttazzi al Magazzino 26, Porto Vecchio. In occasione delle Giornate si è celebrata la premiazione dei vincitori 2021, incastonata in cinque panel di approfondimento sui temi dei lavori premiati. Sabato 31 ottobre la messa in onda su Rai1 del programma “I Nostri Angeli”, come sempre dedicato ai temi del Premio Luchetta, girato in suggestive location della città di Trieste.
2021: nel Bilancio morale della Fondazione Luchetta entra l’emergenza Afghanistan
«L’attività della Fondazione Luchetta – osserva ancora Daniela Luchetta – è spesso una cartina di tornasole anche degli scenari geopolitici in evoluzione: nel corso del 2021 alcune storie si sono intrecciate con un denominatore comune, la provenienza afghana dei bambini presi in carico insieme ai loro familiari. Vicende umane per le quali un positivo sviluppo, con l’intervento della Fondazione Luchetta, è stato propiziato da giornalisti sensibili alle questioni sociali e umanitarie». Nel gennaio 2021, su segnalazione del giornalista RAI Nico Piro – Premio Speciale Luchetta 2021- e grazie all’intervento della comunità di Sant’Egidio, si è finalmente sbloccata la storia di una giovane madre afghana, bloccata nel campo migranti sull’isola greca di Lesbo insieme al figlio gravemente malato. Insieme erano partiti dall’Iran in cerca di possibilità di cura, ma l’arrivo a Lesbo aveva drammaticamente impedito di proseguire nella ricerca di un approdo di assistenza sanitaria. Oggi madre e figlio si trovano al sicuro nella Fondazione per ricevere le cure necessarie all’ospedale di Udine. Ulteriore storia è quella segnalata dalla giornalista Monika Bulaj, relativa ad una famiglia residente a Kabul, composta da madre e 7 figli, due dei quali maggiorenni e con una bambina affetta da grave patologia. La famiglia aveva perso il padre 4 anni fa per mano talebana e dopo la presa del potere del regime nell’agosto scorso era in procinto di evacuare dal Paese, ma l’attentato in aeroporto aveva impedito l’imbarco. Con l’assistenza dell’Ambasciata italiana e attraverso complesse vicissitudini la famiglia è infine riuscita a lasciare l’Afghanistan e si è riunita a Trieste, nella casa di accoglienza della Fondazione Luchetta. La bambina adesso è in cura presso il Cro di Aviano.
Casa Steffè a Bristie, esperienza da salvare
«L’impegno per la risoluzione di alcune difficili storie di famiglie afghane con minori gravemente ammalati si lega strettamente ai progetti 2022 – anticipa la presidente Daniela Luchetta – All’accoglienza di ulteriori bambini che non possono curarsi in Afghanistan, insieme alle loro famiglie, potrebbe essere dedicata la struttura di Casa Steffè a Bristie –Sgonico. Ma a seguito della chiusura del progetto SAI-Siproimi e della rinuncia del Comune di Sgonico ai finanziamenti SPAR erogati a seguito dell’aggiudicazione del bando del Ministero degli Affari Esteri, sono venuti meno i fondi utili al sostegno di qualsiasi progettualità. Al momento solo due famiglie sono tuttora accolte a Casa Steffè, in base alle attività avviate per i titolari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati (SAI – Siproimi). Riteniamo che l’esperienza di Bristie rappresenti un riferimento importante per l’attività di solidarietà sanitaria – osserva ancora la presidente Daniela Luchetta – e che Casa Steffè sia un patrimonio potenziale di accoglienza che non va sprecato».